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Tra mito e realtà, la storia di San Vito lo Capo è legata a doppio filo al suo Santo Patrono protettore, cioè San Vito Martire. Bisogna tornare indietro fino al terzo secolo dopo Cristo. La leggenda narra che Vito, giovane patrizio mazarese in fuga dalle persecuzioni di Diocleziano, approdò proprio nel golfo della costa sanvitese, insieme alla nutrice Crescenzia e all'istitutore Modesto: erano stati loro a farlo convertire dal paganesimo al cristianesimo. Si rifugiarono a Capo Egitarso, sperando di trovare lì la tranquillità necessaria, e di trovare riparo dalla tempesta che li aveva colpiti mentre erano in navigazione.
Lì sorgeva il villaggio chiamato Conturrana. I tre provarono a convertire gli abitanti, nell'ottica della loro opera di evangelizzazione, ma furono espulsi dagli stessi e, dunque, dovettero continuare a peregrinare. Fu dopo quest'episodio che lo stesso villaggio e i suoi abitanti furono seppelliti da un'enorme frana, una sorta di punizione divina. La stessa che subirono, nei secoli a venire, tutti i saccheggiatori che depredarono a più riprese la Cappella, poi allargata e diventata Chiesa, che gli abitanti decisero di dedicare a San Vito. La zona in cui si verificò quella leggendaria frana è identificata nella Contrada Valanga dove sorge oggi un'altra Cappella dedicata a Santa Crescenzia.
Oggi, San Vito martire viene festeggiato in maniera solenne il 15 giugno, con tanto di rievocazione dello sbarco del Santo. Al calar della sera, una barca trasporta sulla spiaggia i tre peregrini della leggenda, interpretati da abitanti del luogo abbigliati secondo le usanze del tempo. Una volta approdati nella battiglia e accolti da altri figuranti vestiti da marinai, dopo lo spettacolo pirotecnico prende il via un corteo che si conclude nei pressi del Santuario, attraversando le suggestive viuzze del Paese. Un momento rievocativo di una storia mitica e leggendaria che ogni anno viene apprezzata dai numerosi turisti che affollano questo borgo marinaro.
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